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Channel: Congresso – PUTA. A QUEER INVADER
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Né sesso né politica al quindicesimo congresso di Arcigay

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Il congresso è iniziato venerdì pomeriggio e s’è chiuso domenica a pranzo.

Il pomeriggio di venerdì è stato speso in saluti. Sei ore di estenuanti ed inutili salamelecchi. Mancava solo il console del Burkina Faso e poi saremmo stati al gran completo.

Gli unici tre interventi che è valso la pena ascoltare sono stati quello di Nichi Vendola, di Gianpaolo Silvestri e di Renato Sabbadini, che hanno saputo articolare, in un tempo disgraziatamente compresso, una riflessione che andasse al di là della cortesia.

La seduta notturna di venerdì non è riuscita ad esaurire la discussione sui cambiamenti relativi allo statuto. Discussione che s’è dunque protratta al mattino di sabato.

Fatale e voluta la decisione di porre al primo punto dei lavori la discussione sulle regole e sulle poltrone (commissione elettorale), e infine sulla salute e sulla situazione politica.

Così facendo, di politica abbiamo iniziato a discutere, in quattro gatti su centoquaranta delegati, a mezzanotte di sabato, dopo una seconda giornata a dir poco estenuante. Nessuno è stato in grado, ovviamente, di offrire contributi articolati e di approfondire questioni importanti che avrebbero meritato ben altre condizioni.

Quanto piace alle arcichecche discutere di regole – il cui rispetto peraltro è assai aleatorio – e di poltrone! Se ci mettessero altrettanta passione nel fare politica, non staremmo nel 2015 a discutere di unioni civili, bensì con chi sposarci.

La commissione politica notturna s’è aperta con un delegato che, giustamente, se n’è andato, in aperta polemica con la gestione dei lavori congressuali.

Domenica mattina, tutti provati, abbiamo aperto i lavori con un’ora di ritardo, poi altri saluti da parte di uno scrittore israeliano, e, alleluia, solo alle undici del mattino e a due ore dalla fine del congresso s’è parlato di politica. Per un’ora. Troppa grazia.

Il mio intervento l’ho già pubblicato, sia in forma scritta che in video; non mi dilungo a questo proposito.

Segnalo che Gianpaolo Silvestri, socio fondatore di Arcigay, ha dato l’addio all’associazione, in quanto non si riconosce più nella stessa. Difficile dargli torto.

Il congresso s’è chiuso con l’intervento del nuovo segretario, Gabriele Piazzoni, che da questa assise assume i poteri di rappresentanza politica prima attribuiti al presidente.

Intervento durante il quale non sono mancati i momenti da orchestra sul Titanic, tipo quando ha rivendicato la “buona discussione politica”. S’è registrata anche qualche positiva novità, laddove ha annunciato che “torneremo nelle strade e nelle piazze italiane per una mobilitazione di tutto il movimento e presto [si terrà] una grande manifestazione nazionale a Roma per cui già da domani saremo al lavoro”.

Come si sa, il diavolo si nasconde nei dettagli. Vedremo quali saranno le parole d’ordine.

Dicevo: zero politica e, ancor peggio, zero sesso. Al quindicesimo congresso di Arcigay non s’è discusso di politica e non s’è scopato. E dire che di bei giovanotti ce n’erano… Si sono tenute invece delle riunioni lunghissime ad orari impropri, che si sono chiuse con la morte per assopimento dei partecipanti.

Francamente non so per quanto potrò resistere in un’associazione in cui mi sento alieno nel ritenere che alla politica spetti il primato sopra ogni altra questione.

Questo è quanto, fino alla prossima tortura che mi sarà inflitta.


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